CONSORZI AGRARI L'ERA DELLE RIFORME NON FINISCE MAI
«Purtroppo in questi quattro anni Assocap non ha ancora trovato il tempo di esaminare e discutere la “piattaforma” presentata da Ansacap già nel marzo 2016»
Riformare sembra essere l’imperativo categorico dei Consorzi Agrari. In oltre un secolo di vita si sono succedute molte riforme, per modificare, di volta in volta, il volto e l’assetto operativo del mondo consortile, talune per legge, vista la rilevante importanza di queste realtà nello scenario politico dell’agricoltura italiana, talvolta per scelte imprenditoriali, o politiche, di chi ne ha il controllo, cioè le Associazioni degli Agricoltori rappresentate nei consigli di amministrazione.
Tutto cambia per non cambiare nulla, almeno secondo le affermazioni ogni volta ripetute dai promotori dell’ultima riforma, sempre attuata per valorizzare il soggetto primario, l’agricoltore, considerato nella sua duplice personalità; non solo cliente, ma anche proprietario, perché titolare di una quota di partecipazione e chiamato a scegliere democraticamente, con il voto, i propri rappresentanti negli organi amministrativi.
L’agricoltore rimane il protagonista (?)
L’ultima riforma, appena nata ed in fase di sviluppo, sembra diversa da quelle precedenti: quattro Consorzi Agrari, per ora, sono confluiti in una grande società, destinata, a breve, ad accoglierne altri.
Il conferimento delle società cooperative in una società per azioni non poteva non destare perplessità, per motivazioni “genetiche” intuitive, sulle quali non è il caso di soffermarsi, anche perché, come nelle riforme precedenti, i responsabili dell’operazione hanno assicurato che tutto cambia per non cambiare nulla: l’agricoltore, cliente e socio (ma è ancora socio?), rimane il protagonista, il soggetto a vantaggio del quale sono state studiate e realizzate le innovazioni, il cui solo obiettivo è di fornire materie e macchine a prezzi più competetivi e, nel contempo, valorizzare il prodotto dei campi, favorendone la distribuzione, a prezzi remunerativi in tutti i canali distributivi,
Gli agenti restano il fulcro
L’ardua sentenza su tutte queste continue evoluzioni è sempre lasciata ai posteri e non abbiamo, in queste poche righe, né l’autorità né lo spazio per fare valutazioni critiche sul passato e, tanto meno, sul futuro.
Notiamo solo la presenza, in tutte queste evoluzioni riformatrici, la presenza di qualcosa di immobile, una componente fondamentale sulle cui spalle sono stati, comunque, caricati i destini dell’intero mondo consortile, gli agenti.
In questi cento anni il loro numero è diminuito, per una quantità di motivi, ma, quelli rimasti, sono sempre simili a chi li ha preceduti: sono dotati di rappresentanza e, spesso gestiscono un deposito per essere più vicini agli agricoltori, a cui portano non solo materie prime e macchinari, ma anche cultura ed esperienza, senza badare ad orari o festività, cercando di fare da filtro tra l’azienda mandante e l’agricoltore.
Sotto la bandiera del Consorzio Agrario
Gli agenti, anche loro, costretti a cambiare per non cambiare, per restare al fianco dei propri clienti, organizzati ormai quasi obbligatoriamente, in un vero e proprio consorzio di agenti, fatto di servizi e di scambi di culture tra colleghi, agevolati in parte, soprattutto in questo periodo, dal web, con una operatività a 360 gradi per l’agricoltura italiana, portano all’agricoltore le soluzioni tecniche e agronomiche sotto la bandiera del Consorzio Agrario.
La nostra rete, unica nel suo genere, presente sul territorio in modo capillare, con investimenti in impianti ed automezzi, sia per chi opera in agenzia con deposito ed anche per chi, come me, ricopre 50000 chilometri all’anno con la propria macchina per portare in campagna la propria consulenza e a volte anche un sacchetto di mangime, resta il punto di riferimento per l’agricoltore di oggi.
Dove c’è agricoltura c’è un agente
I molti riformisti si sono ben guardati dal disfarsi degli agenti, osannando l’intera categoria a parole, per poi cercare di erodere il suo guadagno creando “balzelli” tecnici riducendo in certe zone i fatturati.
In quelle zone non è morto l’agente, ma è fallito il Consorzio Agrario, perché dove c’è l’agricoltura, ovunque, c’è un agente, un’organizzazione e un centro di stoccaggio gestito da un imprenditore, sotto la bandiera di un Consorzio Agrario o privatamente.
La nostra è un’attività per la quale è richiesta una poliedrica capacità professionale, sia sul piano tecnico ed organizzativo, sia su quello amministrativo e legale, ma talvolta è mal considerata dai dirigenti dei Consorzi Agrari.
Disponibilità al colloquio
Abbiamo più volte teso la mano ai nostri capi, abbiamo detto che noi, per portare avanti il “credo” dei consorzi agrari ci saremmo stati e ci saremmo voluti sedere al tavolo con i grandi capi con le nostre proposte, ma si vede che è più facile raggirare l’ostacolo che affrontarlo.
La disciplina dell’attività di agente di commercio è contenuta in appena dieci articoli del codice civile e negli accordi economici collettivi, la cui applicabilità è stata negata da Consorzi per quasi cinquant’anni.
Un cammino a fianco dell’agricoltore
Abbiamo aspettato speranzosi un incontro con Assocap, abbiamo sollecitato più volte con mail e richieste, ma sono passati ormai 4 anni e con tutta la nostra buona volontà non credo ci siano i presupposti costruttivi che intendevamo noi.
Le riforme, accompagnate da tante roboanti affermazioni di obiettivi lungimiranti per un futuro più ricco e tutelato, dovrebbero, a nostro sommesso avviso, essere accompagnate da fatti strutturali concreti per potenziare le parti più vitali dell’organizzazione, con interventi di equità e corrette.
Aspettiamo la fine delle semine primaverili ormai iniziate in tutta Italia, per poi incontrarci con le presidenze Nazionali di Ansacap e decidere insieme il cammino di tutti gli agenti, da sempre a fianco degli agricoltori.
di Daniele Graziani
Presidente Ansacap